20 aprile 2006

MILAN-BARCELLONA 0-1, LA MATEMATICA E' UN'OPINIONE



La partita di Champions League , Milan-Barcellona 0-1, è finita in pareggio.
Infatti, secondo l’uomo più indagato di Italia1, anche questo è un pareggio.
Nella schedina del Nano Ridens, i risultati possibili sono solo 1 o X, vittoria o pareggio, quando gioca in casa, X o 2 quando gioca fuori.
La sconfitta non è contemplata.
Ora chi glielo dice al Barcellona?
Seconda sconfitta del Nano Ridens in poco più di una settimana, se calano anche gli ascolti di Stranamore si ammazza.

19/04/2006 Ore 18,00 circa.
Subito dopo aver ricevuto la notizia della conferma, da parte della Cassazione, della vittoria da parte dell’Unione, con uno slancio di insano sadismo, mi sono preparato ad assistere all’apertura del TG (???) 4, di Emilio (Bleah) Fede.
Poltrona comoda, piedi sul tavolino, bevanda fresca e stuzzichini, come per vedere la Partita del Cuore.
Inizia.
L’invertebrato apre lo pseudo-TG affermando che sì, la vittoria del centrosinistra c’è stata, ma con il minimo scarto possibile.
Secondo la nuove legge-porcata-elettorale, basta UN SOLO VOTO in più ad una coalizione per VINCERE LE ELEZIONI.
La differenza tra UNO e VENTIQUATTROMILASETTECENTOCINQUANTACINQUE, sembra non essere nota ai più.
Problemino di facile soluzione (vista la scarsa intelligenza) per l’invertebrato di Rete4:
Se, camminando per la strada, ti si avvicina una persona e ti prende a calci, è come se ti si avvicinano 24755 persone e ti prendono a calci?
E’ la stessa cosa?
Non confidiamo che risponda esattamente, sarebbe opportuno farglielo provare.
In data 11 Aprile, Sandro- James- Bondi, coordinatore di Forza Itaglia, si rivolgeva alla Cassazione per verificare l’autenticità dello spoglio elettorale, tra l’altro organzizzata da Giuseppe Pisanu, suo compagno di partito, ora la Cassazione ha cassato ed ha confermato la leggitimità (parola a Bondi sconosciuta) della vittoria del centrosinistra.
Ora zitto e mosca, Bondi.
Ma il prode Giulietto-pupazzetto-Tremonti non ci sta.
L’uomo che sta dietro di lui, lo muove e lo fa parlare, essendo lui solo il pupazzo di un ventriloquo trovato nei cassonetti fuori di un cabaret, ha detto che continuerà con i ricorsi, nell’ordine, alla Lega per la Salvaguardia della Cinciallegra, al Club Velisti dell’Adriatico, all’Unione Zampognari Combattenti e all’Organizzazione per la Sagra delle Castagne nel Mondo.
“E vedremo chi ha vinto”, sembra aver emesso con una strana vibrazione delle labbra.
Grande preoccupazione nell’Unione.
Non si hanno notizie del Nano Ridens, di nuovo latitante.
Forse è ancora in televisione, si è solo tolto i tacchi perché gli facevano male i piedi e la telecamera inquadra troppo in alto, e quindi non si riesce a vedere.
Si narra anche di una sua vacanza di riflessione in una masseria di Corleone, dove dicono che stia giocando a “Risiko” attaccando con i carroarmatini tutti i Paesi esteri dove gli italiani hanno votato per il centrosinistra, e da dove sembra che stia mandando dei pizzini post-elettorali con le istruzioni ai suoi picciotti, parola d’ordine “Nun ce vojo sta!” (più o meno sarebbe “Non ci voglio stare!” , “Non ci sto!”, “Non lo accetto”-traduzione a cura di Grabby-).


Come avevamo accennato, aggiungiamo alcune frasi celebri alla fine dei post, se volete mandarci anche le vostre, le inseriremo...
A presto...

"Dobbiamo avere la certezza assoluta che dieci minuti dopo che è stato reso noto il risultato elettorale, l’una e l’altra parte non comincino a dire che ci sono stati brogli" (Gianfranco Fini, 2 aprile)

"Con la nuova legge elettorale governerà la coalizione che avrà ottenuto anche un solo voto in più rispetto all’altra" ( sito ufficiale di forzitalia, periodo pre-elettorale)




16 aprile 2006

LE FRASI CELEBRI...ANTEPRIMA


Da oggi inseriamo le "frasi celebri" dette dai "bravi manzoniani" che ci hanno sputtanato in Europa e nel mondo per questi lunghi cinque anni.
Oggi è solo un aperitivo, ma di materiale ne abbiamo tanto...
Ovviamente se qualcuno volesse partecipare può inviare le frasi più sbalorditive, tramite il form, oppure direttamente alla mia e-mail, inserendo come oggetto "Frasi celebri", con il nome del genio che le ha pronunciate, una fonte (data e/o luogo), e il proprio nome (facoltativo) e verranno pubblicate.
Buona ricerca...

"Domenica e lunedì vinceremo perché non siamo coglioni" (Silvio Berlusconi, convegno Forza Italia, alla vigilia delle elezioni )

''La sinistra ha la rabbia di chi perde le elezioni. Le elezioni le vinciamo noi'' (Umberto Bossi, 5 Aprile 2006, fonte Adnkronos)

"Neanche l'economia va così male. Dalla mia villa ho una vista panoramica che si distingue anche quest'anno per i numerosi yacht... Nessuno può vantare più cellulari, più automobili, più televisioni degli italiani. Sapete quante delle nostre donne possono permettersi dei trattamenti di bellezza?" (Silvio Berlusconi, La Stampa, Agosto 2005)

"Ho dovuto ricorrere alle mie capacità di playboy, anche se era da un po' che non le usavo" (Silvio Berlusconi, Giugno 2005, dichiarazione dopo l'incontro con il presidente finlandese, Tarja Halonen.L'ambasciatore finlandese ha protestato ufficialmente.)

11 aprile 2006


Prima l'euforia, poi la speranza, poi la delusione e la rabbia, molta rabbia... e infine la vittoria.
Ma solo grazie agli italiani che in Italia non vivono, perché solo la metà degli italiani in patria ha votato per cacciare l'uomo-abuso che si era insediato a Palazzo Chigi.
Alla Camera gli italiani avevano votato, in maggioranza, per cacciare il Nano Ridens, ma al Senato era in vantaggio.
Addirittura la Casa delle Impunità gridava vittoria, pensando di aver vinto al Senato.
Ma avevano fatto i conti senza l'oste... i votanti italiani residenti all'estero.
Ricordate la "fuga dei cervelli"?
Questi hanno votato in maggioranza contro il Nano prepotente e i suoi scagnozzi.
Come mai?
Semplicissimo, perché gli italiani all'estero leggono la stampa estera e non quella comandata dal dittatore mediatico.
Se qualcuno proverà di nuovo a dirmi che l'uomo più indagato di Italia 1 non ha usato i media per fare il lavaggio del cervello all'italiano medio, e che i giornali e le televisioni sono contro di lui, riceverà in omaggio uno sputo in faccia che se lo ricorderà per tutta la sua miserabile vita.
Ma nonostante la campagna mediatica e la discesa in campo della Chiesa, in particolare nella persona del Cardinale Ruini, che si è letteralmente schierato (per l'ennesima volta)FINALMENTE CE LO SIAMO TOLTI DAI COGLIONI!!!
Ora, in attesa di vedere Bellachioma, che continua ad essere latitante e a rimandare le conferenze stampa, festeggiamo.
Non vedo l'ora di vedere la faccia del Nano Ridens.
A proposito di latitanti, un'altra buona notizia:
E' stato arrestato il boss mafioso Bernardo Provenzano, dopo quarantatré anni di latitanza.
Si è arreso senza opporre resistenza...è il secondo oggi.

P.S.
Mentre festeggiate ricordatevi che una persona su due ha votato per il Nano nonostante quello che ha fatto all'Italia e agli italiani in questi cinque anni...quindi guardatevi le spalle, potrebbe essere chiunque.

P.P.S.
La legge "porcata" elettorale si è ritorta contro chi l'ha fortemente voluta...OH SUCH A PERFECT DAY, cantava Lou Reed.

A presto con PRIMA DELLE ELEZIONI:
"LE FRASI CELEBRI, LE PERLE"

10 aprile 2006

SENZA RITEGNO...



Il nano più indagato d’Italia calpesta l’ennesima regola, addirittura pochi secondi prima di entrare in cabina elettorale e votare, ovviamente per se stesso.
Dopo aver giurato (il falso) sulla testa dei suoi figli e aver dato la colpa del suo lifting alla moglie (“io non volevo, è stata un’idea di Veronica”, che però smentiva “non ne sapevo nulla è stata una sua idea”), ora usa anche una signora di novantacinque anni, che, unendo l’utero al dilettevole con il dirigente di una banca nota per il riciclaggio di denaro sporco della mafia, lo ha dato al mondo…
La mamma.
Infatti come protagonista del suo ultimo spot elettorale ha usato sua madre.
Almeno stavolta per l’ingaggio ha risparmiato qualche soldo, il nano.
“Quale simbolo devo votare?”, chiedeva l’anziana, e lui rispondeva “Metti una croce sul simbolo Forza Italia”, indicando i fotografi con l’indice come in una televendita… come ha fatto l’ultima volta in un confronto televisivo.
Sembrava Simona Ventura quando lancia la pubblicità.
Dopo questo slogan, fuori tempo massimo e decisamente fuori luogo ci si aspettava che votasse fischiettando l’inno di Forza Italia, oltretutto copiato dalla canzone “This is the moment” di Frank Wildhorn , o che suggerisse per chi votare al vicino di cabina.
Ovviamente, secondo le regole, ( è vietato dare indicazioni di voto all’interno dei seggi) il corpulento capellone viene rimproverato dal rappresentante di lista dell’Ulivo, che gli dice bonariamente “Presidente, almeno questo”.
L’amico di Mangano risponde, “Almeno con la mamma…”, ad un secondo no risponde “Siete proprio l’Italia che non vuole bene”.
Non vuole bene a chi, a sua madre?
Ma intanto l’uomo più indagato di Italia 1 ottiene il suo scopo.
Lancia il suo slogan fuori tempo massimo per la campagna elettorale e finisce su giornali e telegiornali.
E parla anche di brogli elettorali e richiede addirittura l'ONU, lui che non ha mai rispettato una regola.
Noi comuni mortali che rispettiamo le regole, invece, aspettiamo il termine delle votazioni, con speranza, fiducia e una malcelata euforia.

05 aprile 2006

E' MEGLIO ESSERE COGLIONI?

Era, ovviamente, ironia.
Come sempre.
Ogni volta che il mezzo-uomo dice una stronzata poi cerca di farla passare come battuta ironica, ma purtroppo stavolta i "coglioni" sono in tanti, e non sempre, il pluri-indagato, riesce ad uscire da una gaffe facendo finta che fosse una battuta.
Come dicevamo pochi giorni fa, nessuno gli crede piu'.
Purtroppo per lui la sua "frase ironica" e' andata in onda in tutti i TG e si e' visto benissimo che non si trattava di ironia.
Abituato alle battute del "Bagaglino", del suo amico Pier Francesco Pingitore, che di ironia ne sa quanto Tremonti di economia, cioè nulla, ha provato a dire che le sue esternazioni...erano ironiche.
Che novità.
Ride lo spettatore del bagaglino, senza sapere perché.
I politici?
Tanto...sono tutti uguali.
Torte in faccia, Prodi in bicicletta che fa pipì dietro l'angolo e umorismo da avanspettacolo.
Pippo Franco candidato con i democristiani e via.
Ma stavolta l'ha fatta un pò più grossa l'ottavo nano.
Stavolta, mentre diceva quella frase ("ho troppa stima per gli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che voteranno facendo il loro disinteresse") non mostrava il lavoro del suo dentista, non agitava sciabole, né tantomeno saltava al grido di "Chi non salta è comunista ", come nell'ultimo comizio.
Il volto è più tirato, non è più quello di una volta.
Sorride meno.
Anche il lifting vuole la sua parte...
Anche i suoi alleati sono nel panico.
L'unico è Buttiglione, che non ha mai capito molto, e che con il suo cartone di "Tavernello" vive felice.
Gianfranco Fini invece, mostra un invidiabile aplomb a "Ballarò", con le frasi fuori campo.
Mentre il conduttore Giovanni Floris presentava un esperto di economia in collegamento da Londra, Fini, fuori campo, diceva "e chi è questo il premio nobel?", e poi continuava, parlando sopra all'economista "ma che ne sa questo che non parla neanche italiano".
Alla domanda del conduttore su cosa ne pensasse di quello che aveva appena detto l'economista Fini rispondeva" non ho capito nulla di quello che ha detto", suscitando l'ilarità del pubblico.
Per poi concludere la sua performance dicendo "quello che ha detto quel signore, che conosce solo Floris, non corrisponde a verità".
Pierferdinado Casini, scelto da Berlusconi come alleato perché il nome inizia per Pier, come il figlio, e finisce per casini, luoghi che il nanetto ha frequentato (si narra di un incontro tra Berlusconi e i suoi amici, in un isola con Ilona Staller e altre ragazze, fonte Riccardo Schicchi manager di pornostar) intanto non parlava, ma improvvisava uno spogliarello per le signore più attempate e più audaci che, probabilmente,
lo voteranno.
Il George Clooney della politica italiana...peccato...per Clooney.
Ora, stavolta senza ironia, pubblichiamo la lista dei candidati della Casa della Libertà (provvisoria) sospettati, indagati e condannati, in primo grado e in via definitiva.
E vediamo quanti coglioni li voteranno.



Abelli, Giancarlo/Forza Italia

Assessore regionale in Lombardia. Politico pavese, passato dalla Dc a Forza Italia, e manager della sanità lombarda. Ancor prima di Mani pulite, quando era democristiano, Abelli fu arrestato e processato. Assolto, tornò alla politica. E fu chiamato dal presidente della Regione, Roberto Formigoni, come consigliere per la sanità. Abelli era contemporaneamente amico e consulente anche del professor Giuseppe Poggi Longostrevi, organizzatore di una colossale truffa (almeno 60 miliardi sottratti alla Regione Lombardia), che ha coinvolto centinaia di medici i quali stilavano ricette false o per prestazioni gonfiate o inutili.

Formigoni ha tenuto al suo fianco Abelli anche dopo il suo coinvolgimento nello scandalo delle ricette d'oro di Poggi Longostrevi. Anzi, nel maggio 2000 da consulente lo ha fatto diventare assessore (alle Politiche sociali e poi alla Sanitý).

Abelli viene rinviato a giudizio il 24 maggio 2000, proprio il giorno in cui insieme a tutti gli altri assessori della nuova giunta formigoniana presta il suo "giuramento alla Lombardia e al suo popolo" (rito inedito, concessione alla Lega passata a sostenere l'ex nemico Formigoni). Viene processato per aver fatto false fatture per oltre 70 milioni di lire ricevuti tra il 1996 e il 1997 da Poggi Longostrevi, che, prima di togliersi la vita, li aveva spiegati così: "Dovevo tenermi buono un personaggio politico che nel settore contava molto". E poi aveva aggiunto: "Alcuni sono stati costretti alle dimissioni solo per un sospetto, altri sono stati premiati con la nomina ad assessore".


La sentenza arriva nel 2003: Abelli è assolto dall'accusa di frode fiscale, perché la nuova legge fiscale stabilisce che le fatture false siano punite solo nel caso vi sia «il dolo specifico di far evadere le tasse»: e Abelli alle tasse non pensava neppure, quando intascava i soldi di Poggi Longostrevi. Le motivazioni della sentenza affermano però che Abelli ha intascato ´72.800.000 lire per una consulenza non effettivaª. Ha insomma preso quei soldi per chiudere gli occhi sulla corruzione: ´La consulenza mascherava un versamento in denaro al politico per guadagnarne i favori», stabilisce la sentenza. Che cita Longostrevi: «Per me pagare Abelli era come stipulare un'assicurazione. Dopo la sentenza, Abelli resta tranquillamente al suo posto. E ora vuole spiccare il volo verso Roma, verso il Parlamento.


Alemanno, Gianni/Alleanza nazionale

Ministro dell'Agricoltura del governo Berlusconi, indagato dal Tribunale dei ministri per finanziamenti illeciti (47 mila euro) erogati da Calisto Tanzi (Parmalat) alla sua rivista "Area".


Balletto, Sandro/Forza Italia

Ex presidente della Provincia di Cagliari, è accusato di abuso d’ufficio e danneggiamento per il rifacimento della spiaggia di Cagliari, il Poetto, devastata da una improvvida ristrutturazione. Accusato di abuso d’ufficio anche per aver contribuito a fare nominare la figlia Veronica nel collegio dei revisori di una Asl. Infine sarà processato per una furibonda scazzottata con il suo capo di gabinetto.



Berlusconi, Silvio/Forza Italia

Candidato premier. Fondatore di Forza Italia. Presidente del Consiglio dei ministri nel 1994 e nel 2001. Il suo nome di compare nelle liste della loggia massonica segreta P2: fascicolo 625, numero di tessera 1816, data di iniziazione 26 gennaio 1978. In un'audizione alla commissione parlamentare sulla P2, Berlusconi ammette di essersi iscritto alla P2 all'inizio del 1978 su invito di Gelli. Conferma la sua iscrizione alla loggia al processo P2, nel novembre 1993.

• Nel settembre 1988, invece, in un processo per diffamazione da lui intentato contro alcuni giornalisti, Berlusconi dichiara al giudice:"Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo che è di poco anteriore allo scandalo". Per questa dichiarazione Berlusconi viene denunciato per falsa testimonianza. Il processo per falsa testimonianza si conclude nel 1990: Berlusconi viene dichiarato colpevole, ma il reato è estinto per intervenuta amnistia.

• Berlusconi fu indagato già dal 1983, nell'ambito di un'inchiesta su droga e riciclaggio: la Guardia di finanza aveva posto sotto controllo i suoi telefoni e scritto nel suo rapporto: «è stato segnalato che il noto Silvio Berlusconi finanzierebbe un intenso traffico di stupefacenti dalla Sicilia, sia in Francia che in altre regioni italiane. Il predetto sarebbe al centro di grosse speculazioni edilizie e opererebbe sulla Costa Smeralda avvalendosi di società di comodo...». L'indagine non accertò nulla di penalmente rilevante e nel 1991 fu archiviata.

• Berlusconi è stato accusato di aver pagato tangenti a ufficiali della Guardia di finanza, per ammorbidire i controlli fiscali su quattro delle sue società. In primo grado è stato condannato a 2 anni e 9 mesi per tutte e quattro le tangenti contestate, senza attenuanti generiche. In appello, la Corte concede le attenuanti generiche: così scatta la prescrizione per tre tangenti. Per la quarta (Telepiù), l'assoluzione è concessa con formula dubitativa, secondo il comma 2 art. 530 cpp. La Cassazione, nell'ottobre 2001, conferma le condanne per i coimputati di Berlusconi Berruti, Sciascia, Nanocchio e Capone (dunque le tangenti sono state pagate), ma assolve Berlusconi per non aver commesso il fatto, seppur richiamando l'insufficienza di prove.

• Per 21 miliardi di finanziamenti illeciti a Bettino Craxi, passati attraverso la società estera All Iberian, in primo grado è condannato a 2 anni e 4 mesi. In appello, a causa dei tempi lunghi del processo scatta la prescrizione del reato. La Cassazione conferma.

• Berlusconi è rinviato a giudizio per aver falsificato i bilanci Fininvest (processo All Iberian 2). Il dibattimento, dopo molte lungaggini e schermaglie procedurali, è iniziato presso il Tribunale di Milano. Ma Berlusconi ha cambiato la legge sul falso in bilancio: il processo è stato sospeso. Intanto è scattata anche la prescrizione.

• Berlusconi è stato indagato (anche sulla base di una voluminosa consulenza fornita dalla Kpmg) per la rete di 64 società e conti off shore del gruppo Fininvest (Fininvest Group B) che, secondo l'accusa, ha finanziato operazioni "riservate" (ha scalato societý quotate in Borsa, come Standa e Rinascente, senza informare la Consob; ha aggirato le leggi antimonopolio tv in Italia e in Spagna, acquisendo il controllo di Telepiù e Telecinco; ha pagato tangenti a partiti politici, come la stecca record di 21 miliardi di lire data a Craxi attraverso la societý All Iberian). La rete occulta della Finivest-ombra ha spostato, tra il 1989 e il 1996, fondi neri per almeno 2 mila miliardi di lire. Per questo Berlusconi è stato chiamato a rispondere di falso in bilancio. Ma nel 2002 ha cambiato la legge sul falso in bilancio, trasformando i suoi reati in semplici illeciti sanabili con una contravvenzione e soprattutto riducendo i tempi di prescrizione del reato (erano 7 anni, aumentabili fino a 15; sono diventati 4). Cosi’ il giudice per le indagini preliminari nel febbraio 2003 ha chiuso l'inchiesta: negando l'assoluzione, poichè Berlusconi e i suoi coimputati (il fratello Paolo, il cugino Giancarlo Foscale, Adriano Galliani, Fedele Confalonieri) non possono dirsi innocenti; ma decidendo di prosciogliere tutti i 25 imputati, poichè il tempo per il processo, secondo la nuova legge, è scaduto. La procura ricorre in Cassazione, che all'inizio di luglio 2003 applica per la prima volta il "lodo Maccanico", decidendo la sospensione del processo per Berlusconi.

• Berlusconi è stato rinviato a giudizio per aver deciso il versamento in nero di una decina di miliardi dalle casse del Milan a quelle del Torino calcio, per l’acquisto del calciatore Gianfranco Lentini. Il dibattimento di primo grado si è concluso con la dichiarazione che il reato è prescritto, grazie alla nuova legge di Berlusconi sul falso in bilancio.

• Berlusconi è accusato di comportamenti illeciti nelle operazioni d'acquisto della società Medusa cinematografica, per non aver messo a bilancio 10 miliardi. In primo grado è stato condannato a 1 anno e 4 mesi per falso in bilancio. In appello, assoluzione con formula dubitativa, confermata in Cassazione.

• Berlusconi è accusato di appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio per l’acquisto dei terreni intorno alla sua villa di Macherio. In primo grado è assolto dall'appropriazione indebita e dalla frode fiscale. Per i due falsi in bilancio contestati scatta la prescrizione. In appello è confermata l'assoluzione per i due primi reati; è assolto per uno dei due falsi in bilancio, per il secondo si applica l'amnistia.

• Berlusconi è accusato di aver pagato i giudici di Roma per ottenere una decisione a suo favore nel Lodo Mondadori, che doveva decidere la proprietà della casa editrice. Il giudice dell'udienza preliminare Rosario Lupo ha deciso l'archiviazione del caso, con formula dubitativa. La Procura ha fatto ricorso alla Corte d’appello, che nel giugno 2001 ha deciso: per Berlusconi è ipotizzabile il reato di corruzione semplice, e non quello di concorso in corruzione in atti giudiziari; concesse le attenuanti generiche, il reato dunque è prescritto, poiché risale al 1991 e la prescrizione, con le attenuanti genriche, scatta dopo 5 anni. Il giudice ha disposto che restino sotto processo i suoi coimputati Cesare Previti, Giovanni Acampora, Attilio Pacifico e Vittorio Metta.

• Berlusconi è accusato di aver corrotto i giudici durante le operazioni per l'acquisto della Sme. Rinviato a giudizio insieme a Cesare Previti, Renato Squillante e altri. Il processo di primo grado si è celebrato presso il Tribunale di Milano, dopo che la Cassazione ha respinto la richiesta di spostare il processo a Brescia o a Perugia, per legittimo sospetto reintrodotto per legge nell'ottobre 2002. Un'altra legge, il "lodo Schifani", votata con urgenza nel giugno 2003, impone la sospensione di tutti i processi a cinque alte cariche dello Stato, tra cui il presidente del Consiglio. Ma è stata giudicata incostituzionale dalla Corte costituzionale. Il processo è cosÏ ripreso fino alla sentenza: concesse le attenuenti generiche, il reato è prescritto.

• Berlusconi è accusato di aver indotto la Rai, da presidente del Consiglio, a concordare con la Fininvest i tetti pubblicitari, per ammorbidire la concorrenza. La Procura di Roma, non avendo raccolto prove a sufficienza per il reato di concussione, ha chiesto l'archiviazione, accolta dal Giudice dell'udienza preliminare.

• Berlusconi era accusato di aver pagato tangenti a dirigenti e funzionari del ministero delle Finanze per ridurre l’Iva dal 19 al 4 per cento sulle pay tv e per ottenere rimborsi di favore. La Procura di Roma ha chiesto l'archiviazione, accolta dal Giudice dell'udienza preliminare.

• Le procure di Caltanissetta e Firenze indagano da molti anni sui «mandanti a volto coperto» delle stragi del 1992 (Falcone e Borsellino) e del 1993 (a Firenze, Roma e Milano). Le indagini preliminari sull'eventuale ruolo che Berlusconi e Marcello Dell'Utri possono avere avuto in quelle vicende sono state formalmente chiuse con archiviazioni nel 1998 (Firenze) e nel 2002 (Caltanissetta). Continuano però indagini per concorso in strage contro ignoti e i decreti d'archiviazione hanno parole pesanti nei confronti degli ambienti Fininvest.

• La procura di Palermo ha indagato su Berlusconi per mafia: concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco. Nel 1998 l'indagine è stata archiviata per scadenza dei termini massimi concessi per indagare. Indizi sui rapporti di Berlusconi e Dell'Utri con uomini di Cosa nostra continuano a essere segnalati in molte sentenze.

• Berlusconi, Dell’Utri e altri manager Fininvest, responsabili in Spagna dell'emittente Telecinco, sono accusati di frode fiscale per 100 miliardi e violazione della legge antitrust spagnola. Sono ora in attesa di giudizio su richiesta del giudice istruttore anticorruzione di Madrid, Baltasar Garzon Real. Il giudice Garzon ha chiesto di processare Berlusconi in Italia o di poterlo processare in Spagna. Di fatto, il processo è sospeso.

• Berlusconi e altri manager Fininvest sono indagati a Milano per aver prodotto fondi neri e distratto soldi da Mediaset attraverso meccanismi di compravendita di diritti televisivi. L'indagine è in corso, con le accuse, per Berlusconi, di appropriazione indebita aggravata, frode fiscale e falso in bilancio. È indagato nuovamente anche per corruzione giudiziaria, per aver versato almeno 600 mila dollari a un testimone, il suo avvocato David Mills, perche’ addomesticasse le sue dichiarazioni in un paio di processi milanesi a carico dello stesso Berlusconi.
Berlusconi dice di non conoscere Mills, ma poco tempo dopo afferma che il divorzio tra Tessa Jones, Ministro della cultura inglese, e l’avvocato Mills non è stato chiesto dalla donna a causa di questo scandalo.
Non lo conosce ma sa perché divorzia.



Berruti, Massimo Maria/Forza Italia

Deputato della Repubblica. Eletto nel proporzionale, nelle liste di Forza Italia. Da ufficiale della Guardia di finanza, nel 1979 ebbe la sorte di interrogare un giovane imprenditore emergente di nome Silvio Berlusconi, a proposito della confusa situazione proprietaria e finanziaria della sua società Edilnord. Berlusconi rispose che della Edilnord era soltanto un "semplice consulente". Berruti, nel suo rapporto conclusivo, prese per buona la versione di Berlusconi, permettendo così l'archiviazione dell'accertamento valutario che ipotizzava la dipendenza della Edilnord da società estere. Poi si dimise dalla Guardia di finanza e andò a lavorare per Berlusconi. Prima delle dimissioni, però, fece in tempo a essere arrestato con l'accusa di corruzione nell'ambito dell'inchiesta per lo scandalo Icomec, una storia di tangenti che scoppiò prima di Mani pulite (al processo fu assolto).

• Da consulente Fininvest, invece, è stato di nuovo arrestato, nel 1994, per favoreggiamento a Berlusconi nell'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di finanza. Condannato in primo grado (10 mesi) e in appello (8 mesi). Sentenza definitiva, con condanna confermata dalla Cassazione.

• Come avvocato del gruppo Fininvest, ha trattato, fra l’altro, l’acquisto del calciatore Gigi Lentini (poi oggetto di un processo in cui è imputato). Nel gennaio 1994 Berlusconi gli ha affidato l’organizzazione della campagna elettorale di Forza Italia a Sciacca e nella provincia d’Agrigento. Con buoni risultati, tra i quali il coinvolgimento di Salvatore Bono (cognato del boss dell’Agrigentino Salvatore Di Gangi) e di Salvatore Monteleone, arrestato nel 1993 per concorso in associazione a delinquere di stampo mafioso e diventato, appena uscito dal carcere, referente di Forza Italia a Montevago. Per i suoi servizi, Berruti e stato premiato con un posto in Parlamento già dal 1996. Con il Berruti avvocato e poi politico, convive il Berruti uomo d’affari: in Sicilia possedeva una societa, la Xacplast, che un rapporto dei carabinieri indicava come partecipata da uomini d’onore delle famiglie mafiose di Sciacca. Il collaboratore di giustizia Angelo Siino ha parlato anche di un incontro tra Berruti e il boss Nino Gioè, proprio nel periodo di progettazione delle stragi del 1992-93.


Biondi, Alfredo/Forza Italia

Avvocato, ex deputato liberale, ex ministro della Giustizia nel primo governo Berlusconi (quando tentò, invano, di far passare il famoso "decreto salvaladri"). Nel 1998 ha patteggiato la pena di 2 mesi di arresto e 6 milioni di multa per frode fiscale (reato, poi depenalizzato): aveva evaso le tasse su parcelle professionali per quasi 1 miliardo.


Bossi, Umberto/Lega nord

Fondatore e leader della Lega. Ministro per le riforme nel secondo governo Berlusconi. Ha precedenti penali per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, ai quali somma il vilipendio alla bandiera. Ha detto in pubblici comizi che lui con il tricolore «si pulisce il culo» (e poi criticano quelli che nei cortei bruciano le bandiere americane...). Dalla procura di Verona è stato indagato per attentato all'integrita’ dello Stato, per presunte attivita’ eversive delle ´camicie verdi. Per uscire da questa situazione, il ministro della Giustizia Castelli e altri esponenti della maggioranza hanno presentato proposte di leggi su misura per depenalizzare i reati commessi da Bossi e amici. Ma il leader indiscusso del Carroccio è stato condannato, con sentenza definitiva confermata dalla Cassazione, anche per tangenti: 8 mesi al processo per la maxitangente Enimont, per un contributo di 200 milioni regalati da Carlo Sama e incassati dal cassiere Patelli.

Bragantini, Matteo/Lega nord

Condannato in primo grado, nel dicembre 2004, a 6 mesi di carcere e a 3 anni d’interdizione dall’attività politica per violazione della legge antirazzismo. La pena però è stata sospesa e Bragantini è stato candidato in Veneto.


Brancher, Aldo/Forza Italia

Deputato eletto in Veneto, è stato il regista del nuovo accordo tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, che ha portato la Casa delle libertà alla vittoria elettorale del 2001. Era prete paolino e manager pubblicitario di Famiglia cristiana. Don Aldo, giovane e brillante, era il braccio destro del mitico don Emilio Mammana, che aprì il primo ufficio pubblicità di Famiglia cristiana a Milano, facendo uscire il settimanale dall'ambiente provinciale di Alba e dalle sacrestie. Grazie a don Mammana, Famiglia cristiana divenne uno dei settimanali italiani più venduti e più ricchi di pubblicità. Accanto a don Mammana c'era sempre lui, don Aldo, pretino giovane e spregiudicato, guardato con un po' d'apprensione dalle segretarie, per via dei suoi modi, non proprio da prete fedele al voto di castità.

I soldi che faceva girare erano tanti e il ragazzo era svelto. Forse troppo. Tanto che don Zega, allora direttore di Famiglia cristiana, arrivò ai ferri corti con don Aldo. Sarà per questo, o per una donna che era entrata stabilmente nella sua vita, ma comunque Brancher lasciò i paolini, cambiò vita, abbandonò il sacerdozio. Ma non la pubblicità: divenne collaboratore di Fedele Confalonieri e manager di Publitalia, la concessionaria di pubblicità della Fininvest. "Don Aldo sta facendo carriera", dicevano di lui i suoi vecchi colleghi di Famiglia cristiana.

La carriera sembrò interrompersi nel 1993, quando fu arrestato da Antonio Di Pietro per tangenti (300 milioni al ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, per la pubblicità contro l'Aids assegnata dal ministero alle reti Fininvest). è subito ribattezzato "il Greganti della Fininvest" perché in cella non aprì bocca, non raccontò i segreti delle tangenti Fininvest.


Condannato (in appello) a 2 anni e 8 mesi per falso in bilancio e violazione della legge sul finanaziamento ai partiti. In Cassazione il falso in bilancio è caduto, depenalizzato dal governo di cui faceva parte; il finanziamento è caduto in prescrizione. Per la sua fedeltà aziendale fu comunque premiato: divenne responsabile di Forza Italia nel Nord e poi, nel 2001, candidato alla Camera in Veneto, eletto senza problemi e subito nominato da Berlusconi sottosegretario alle Riforme e alla devoluzione. Lavora accanto al neo-ministro Umberto Bossi, che ha convinto ad abbandonare i toni anti-Berlusconi per allearsi nel 2001 con Forza Italia.

Nell'estate 2005 diventa uno dei protagonisti della saga dei Furbetti del quartierino: secondo l'accusa è l'ufficiale di collegamento tra il banchiere di Lodi Gianpiero Fiorani e i politici di Roma. » lui a indicare i nomi degli uomini di partito da pagare. Egli stesso (e la sua compagna) riceve generosi fidi dalla Banca popolare di Lodi.


Brigandì, Matteo/Lega nord

Era assessore regionale in Piemonte quando fu arrestato (e ora è sotto processo) per una presunta truffa sugli indennizzi alle aziende vittime di un’alluvione.


Brizio, Giuseppe/Movimento per l’Autonomia (Lega)

Era direttore dell’Asl Taranto 1. È indagato per associazione a delinquere, truffa, peculato, corruzione.


Brizio, Simone/Movimento per l’Autonomia (Lega)
È indagato con il padre Giuseppe per associazione a delinquere, truffa, peculato, corruzione.
Buonfiglio, Antonio/Alleanza nazionale

Vicecapogabinetto di Gianni Alemanno, è indagato per corruzione nell’inchiesta sui crediti della Federconsorzi.


Buzzanca, Giuseppe/Alleanza nazionale

Ex sindaco di Messina, è stato condannato per peculato d’uso: utilizzò l'auto blu del Comune per il viaggio di nozze.


Calderoli, Roberto/Lega nord

Segretario della Lega nord, ha sostituito Umberto Bossi al ministero delle Riforme. Come Bossi, è stato condannato nel 1998, in primo grado, a 8 mesi per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, per aver partecipato ai disordini davanti alla sede della Lega in via Bellerio; è indagato per scontri con la polizia a Brescia; e per attentato all'integrità dello Stato nell'inchiesta di Verona sulle ´camicie verdi. Con l'esibizione televisiva di una maglietta su cui era riprodotta una vignetta irridente all'Islam, Calderoli ha alimentato le tensioni antioccidentali dei Paesi musulmani.


Cantoni, Giampiero/Forza Italia

Banchiere, socialista, fu presidente della Bnl. È stato inquisito e arrestato per corruzione, bancarotta fraudolenta e altri reati. Se l'è cavata con alcuni patteggiamenti (ha patteggiato pene per circa 2 anni e risarcito 800 milioni di lire). » stato poi eletto, nel 2001, senatore della Repubblica nelle liste di Forza Italia in Lombardia.

Catone, Giampiero/Forza Italia

Ex braccio destro di Rocco Buttiglione, è passato alla Dc di Rotondi. È imputato a Roma di bancarotta e di truffa all'Aquila, per finanziamenti ministeriali miliardari al polo industriale di Barzano.

Cecchi Gori, Vittorio /Mov. per l’Autonomia (Lega)

Ex senatore dei Popolari, uscito dal fallimento delle sue imprese cinematografiche e della Fiorentina, ora è sotto processo a Catania per voto di scambio. Si ricicla sotto le bandiere del movimento di Raffaele Lombardo, alleato con la Lega di Bossi.


Cesa, Lorenzo/Udc

Arrestato nel 1993 dopo un periodo di latitanza, viene condannato nel 2001 con l'ex ministro Gianni Prandini a 3 anni e 3 mesi per corruzione: ha ammesso tangenti da centinaia di milioni per appalti Anas. Ma nel 2003 la Corte d'appello di Roma annulla la condanna per un vizio tecnico: il pm aveva svolto funzione di gup. Così scatta la prescrizione. Questo non impedisce all'Udc di nominarlo segretario del partito, al posto di Marco Follini, troppo indipendente da Berlusconi e incensurato. Il suo nome compare nel 2006 anche nella vicenda delle spie e delle intercettazioni illegali.


Cicchitto, Fabrizio/Forza Italia

Il suo nome compare nelle liste della loggia massonica P2: fascicolo 945, numero di tessera 2232, data di iniziazione 12 dicembre 1980. All'epoca della scoperta degli elenchi Cicchitto era deputato e membro della direzione del Psi. È uno dei pochi ad aver ammesso di aver sottoscritto la domanda di adesione.


Colli, Ombretta/Forza Italia

Quando era presidente della Provincia di Milano, è stata indagata per aver ricevuto dal costruttore Marcellino Gavio contributi alla campagna elettorale per la sua rielezione. Gavio era azionista privato dell'autostrada Milano Serravalle, controllata dalla Provincia, ed era stato grandemente favorito dal presidente Ombretta Colli. L'inchiesta per Colli si è conclusa con un niente di fatto, perché i magistrati non hanno trovato proporzione tra gli immensi favori concessi da Colli e il sostegno, in fondo modesto, ricevuto da Gavio. Ombretta Colli ha minacciato di candidarsi a sindaco di Milano (avrebbe tolto voti preziosi al candidato ufficiale del centrodestra): così ha ottenuto un posto nelle liste di Forza Italia per il prossimo Parlamento.


Comincioli, Romano/Forza Italia

Senatore della Repubblica. Eletto nel collegio di Lodi per la Casa delle libertà. Compagno di scuola e poi manager e prestanome di Berlusconi, era in contatto con Gaspare Gambino, imprenditore siciliano vicino a Pippo Calò, il cosiddetto cassiere romano di Cosa nostra. Attraverso Comincioli, la Fininvest realizzò affari con il faccendiere sardo Flavio Carboni. Cambiali con girata di Comincioli passarono a uomini della Banda della Magliana per poi finire nelle mani di Pippo Calò. Per i suoi rapporti con Cosa nostra e banda della Magliana è stato imputato a Roma (e poi assolto). Accusato per bancarotta fraudolenta, è stato latitante per alcune settimane. Poi imputato nel processo per le false fatture di Publitalia. » anche accusato di aver fatto da mediatore tra il banchiere Gianpiero Fiorani e Berlusconi, durante la tentata scalata ad Antonveneta. E di aver ricevuto fidi dalla Popolare di Lodi impegnata nella scalata.



Cuffaro, Salvatore/Udc

Imputato per favoreggiamento a Cosa nostra, è accusato di aver informato il boss Guttadauro e l'imprenditore colluso Aiello delle indagini a loro carico.


De Angelis, Marcello/An
Direttore di “Area”, la rivista di Gianni Alemanno. Un passato nell’organizzazione Terza posizione, per il quale è stato condannato per associazione sovversiva, è stato latitante e poi in carcere.


Delfino, Teresio/Udc

Sottosegretario del governo Berlusconi, ha ricevuto un avviso di garanzia nell’inchiesta sui fondi dell’Enoteca d’Italia.



Dell’Utri, Marcello/Forza Italia

Senatore della Repubblica. Eletto nel 2001 nel collegio più chic di Milano. Nella legislatura precedente era deputato. Tra i collaboratori più vicini a Berlusconi fin dagli anni Settanta, è considerato l’inventore, nel 1993, di Forza Italia.

• Accusato di bancarotta fraudolenta per il crac Bresciano (un'azienda del discusso finanziere siciliano Filippo Alberto Rapisarda).

• Arrestato nel 1995 dai magistrati di Torino per le false fatture di Publitalia (la società che raccoglie pubblicità per le tv di Berlusconi). Indagato per i fondi neri di Publitalia anche a Milano (nel 1994 aveva evitato l'arresto solo grazie alla soffiata del Tg5 di Enrico Mentana, che dando la notizia aveva fatto cadere le esigenze di custodia cautelare). E’ stato condannato definitivamente a 2 anni per frode fiscale e false fatturazioni a Torino (false fatture Publitalia); ha patteggiato 6 mesi a Milano per altre vicende di false fatture Publitalia.

• A Milano è stato condannato a 2 anni per estorsione aggravata (per aver mandato il boss di Cosa nostra Vincenzo Virga a fare il "recupero crediti" nei confronti di Vincenzo Garraffa, titolare di una squadra di pallacanestro sponsorizzata da Publitalia).

• A Palermo è stato condannato a 9 anni in primo grado per concorso esterno nell'associazione mafiosa Cosa nostra e processato per calunnia aggravata nei confronti di alcuni collaboratori di giustizia (Dell'Utri aveva assoldato due falsi pentiti perchè raccontassero di essere stati convinti in carcere ad accusare Berlusconi e Dell'Utri di mafia).

• A Madrid, in Spagna, è accusato di gravi irregolarità nella gestione di Telecinco.

Complessa la sua vicenda processuale, costellata di leggi su misura. A Torino, nel 1998, è condannato in appello a 3 anni e 2 mesi per false fatture e frode fiscale continuata della società Publitalia. Ma prima che la sentenza diventasse definitiva, il Parlamento (a maggioranza Ulivo) approvò in tutta fretta una legge che permetteva il patteggiamento anche in Cassazione: Dell'Utri la usò, rimediando uno sconto che ridusse la pena a 2 anni e 6 mesi, sotto la soglia dei 3 anni oltre i quali si deve entrare in carcere. Restava aperto il problema delle pene accessorie: 5 anni d'interdizione dai pubblici uffici. Perso, in forza di quella pena, il seggio in Parlamento, Dell'Utri sarebbe finito in cella, perchè nel frattempo i giudici di Palermo avevano chiesto il suo arresto per la vicenda dei falsi pentiti. Dell'Utri chiede allora che gli sia applicato l'indulto del 1989 (anche se gran parte dei reati contestati sono successivi). La Corte d'appello di Torino respinge la richiesta, ma poi la Cassazione l'accoglie: così niente pene accessorie, niente arresto.


La pena definitiva scende ancora, in sede d'esecuzione, a 1 anno e 8 mesi (sotto la soglia dei 2 anni, quindi senza neppure l'obbligo dell'affidamento ai servizi sociali), perchè il governo Amato (centrosinistra) depenalizza alcuni reati fiscali e finanziari. Da Milano, intanto, arrivano altre piccole pene per false fatture e falso in bilancio, considerate in continuazione con la condanna di Torino. La pena complessiva, dunque, risale oltre i 2 anni. Ci pensa la nuova legge sul falso in bilancio (2001, governo Berlusconi), che risolve il problema. A Palermo i due processi d'argomento mafioso (quello per concorso esterno squaderna una imponente mole di prove della vicinanza tra Dell'Utri e Cosa nostra) arrivano alle fase finali, quando una apposita legge (quella cosiddetta d'attuazione dell'articolo 68 della Costituzione, che con il contributo del verde Marco Boato dilata a dismisura i privilegi e le immunità dei parlamentari) si rendono inutilizzabili, nei confronti di deputati e senatori, i tabulati telefonici. Proprio i tabulati erano la prova dei contatti tra Dell'Utri e i falsi pentiti assoldati per azzerare le accuse di mafia. L'accusa si oppone a gettare alle ortiche quelle prove, perchè raccolte comunque prima del provvidenziale arrivo della legge. Il processo è continuato.

Tutto questo non ha impedito a Silvio Berlusconi di candidarlo al Senato, nel collegio più centrale di Milano. Marcello lo aveva confessato in tv: "Mi candido per legittima difesa". Tra un processo e l'altro, si atteggia a uomo di cultura: il 20 giugno 2003, per esempio, ha inaugurato la Biblioteca del palazzo del Senato, alla presenza del presidente del Senato Marcello Pera e del capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Ed è responsabile della scelta dei candidati di Forza Italia per le elezioni politiche del 2006.
Durante una trasmissione di Michele Santoro afferma:”io, purtroppo, essendo mafioso…” ma poi si corregge.L’affermazione la trovate nel Blog nella sezione Video (N.d.r)


Del Pennino, Antonio/Forza Italia

È tra i repubblicani che con Giorgio La Malfa si sono schierati con Berlusconi. In passato è stato vicesegretario nazionale del Pri e più volte parlamentare. Una testimone racconta che a fine anni Settanta Del Pennino era tra i frequentatori delle bische clandestine gestite a Milano da Angelo Epaminonda. Lì era chiamato "Del Pennazzo". Il 13 maggio 1992, agli albori di Mani pulite, quando era deputato del Pri e capogruppo repubblicano alla Camera, è stato raggiunto da un'informazione di garanzia. L' ipotesi di reato: ricettazione, per aver ricevuto denaro provento di tangenti. Nel 1993 la Camera ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere per violazione delle norme sul finanziamento pubblico dei partiti: i magistrati di Milano l'avevano richiesta per contributi in denaro che Del Pennino avrebbe ricevuto da fondi neri costituiti presso l' Associazione industriale lombarda (Assolombarda).


A luglio 1994 Ha patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni (convertita nella sanzione di 4 milioni) nel processo per le tangenti Enimont. A ottobre 1994 altro patteggiamento: di una pena di 1 anno, 8 mesi e 20 giorni per tangenti relative alla Metropolitana milanese. Il 25 gennaio 2000 la settima sezione penale del tribunale di Milano lo ha prosciolto nel processo per le tangenti Atm, per le forniture di autobus all’azienda dei trasporti milanese (in precedenza, lo stesso tribunale aveva respinto una sua richiesta di patteggiamento, perché la pena concordata con il pubblico ministero non era stata ritenuta congrua rispetto alla gravità dei fatti contestati). Alla fine del 2000 Antonio Del Pennino è rientrato nel Pri, giusto in tempo per partecipare al "ribaltino" che ha portato il glorioso partito ad allearsi con Berlusconi.


De Michelis, Gianni/Nuovo Psi

Ha patteggiato a Venezia 1 anno e 6 mesi per corruzione (mazzette autostradali del Veneto) e a Milano 6 mesi per finanziamento illecito (tangente Enimont). Nella Prima Repubblica è stato ministro. Era chiamato il "Doge di Venezia". Una sentenza rimarca che con le tangenti non solo finanziava la sua corrente, ma «alimentava il suo principesco stile di vita sia pubblica sia privata».


Drago, Giuseppe/Udc

Sottosegretario del governo Berlusconi, è stato condannato a 3 anni e 3 mesi per peculato e abuso, per aver prelevato, nel 1988, quando era presidente della Regione Sicilia, 230 milioni di lire dai fondi riservati regionali. La Corte dei conti gli ha poi imposto di restituire le somme. La sua giustificazione: "Li ho spesi in beneficenza".


Firrarello, Giuseppe/Forza Italia

Ex democristiano siciliano, andreottiano, è stato accusato di tangenti per l'appalto dell'ospedale Garibaldi di Catania. Nel 1999 la procura
chiese anche di poterlo arrestare, ma il Senato negò l'autorizzazione a procedere. Erano circolate trascrizioni di intercettazioni telefoniche che lo accusavano pesantemente, ma ora non ve n'è più traccia: sparite. In una videocassetta, invece, è ancora possibile vedere e sentire il mafioso Enrico Incognito urlare: "Firrarello, anche tu mi hai abbandonato". Nel 2001, passato dall'Udeur a Forza Italia, è stato rieletto. Per lui è stato chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, turbativa d'asta e corruzione.



Formigoni, Roberto/Forza Italia

Presidente della Regione Lombardia. Ha voluto ad ogni costo (anche contro il parere di Berlusconi) candidarsi al Senato, per assistere da Roma all'eventuale crollo di Silvio e poter gestire l'eventuale disfacimento di Forza Italia. È stato coinvolto in alcune complesse vicende politico-giudiziarie, senza peraltro mai subire condanne.

• Scandalo "ricette d'oro". Non ha visto né sentito nulla dell'estesissimo sistema di corruzione architettato dal professor Giuseppe Poggi Longostrevi, che negli anni Novanta ha truffato almeno 90 miliardi alla Regione, facendo fare a centinaia di medici ricette false o per prestazioni gonfiate o inutili. Nella motivazione della sentenza che condanna per corruzione 175 medici che avevano accettato il "sistema Longostrevi", si afferma che la Regione ha favorito la truffa. I giudici hanno così dimezzato i risarcimenti alla Regione, per concorso di colpa: per l'inidoneità, per non dire assenza, dei controlli. Nessuna responsabilità penale accertata per Formigoni, ma certamente la responsabilità politica di non aver saputo vigilare su un settore da sempre a rischio di corruzione. E responsabilità politica di aver voluto ai vertici della sanità regionale – prima come suo consulente, poi come assessore alle Politiche sociali – Giancarlo Abelli, amico di Longostrevi e sua sponda politica in Regione.

• Discarica di Cerro. Roberto Formigoni ha ricevuto un avviso di garanzia il 14 luglio 2000, per la gestione della discarica di Cerro Maggiore, per la quale era già stato condannato Gianstefano Frigerio, che aveva ricevuto una tangente da 150 milioni da Paolo Berlusconi. Nel 1995, quando scoppiò in Lombardia la cosiddetta "emergenza rifiuti", Formigoni indirizzò a Cerro (che avrebbe invece dovuto chiudere) tutta la spazzatura regionale e si impegnò a pagare al proprietario, Paolo Berlusconi, 300 milioni al giorno per altri due anni. Nel 1999 ci fu un accordo per bonificare la discarica. Il compito spettava ai proprietari, Berlusconi e soci, che in cinque anni d’attività avevano realizzato, secondo un rapporto della Guardia di finanza, "ricavi effettivi per almeno 240 miliardi". Invece Formigoni fece pagare la bonifica a un'altra azienda, in cambio del permesso per aprire un supermercato sull'area della discarica. Nel corso delle indagini è emerso anche un appunto scritto a mano, il verbale di una riunione tenutasi a Milano 2 alla presenza di Paolo Berlusconi e degli altri soci della discarica. Il foglietto parla della costituzione, attraverso false fatture, di fondi neri all’estero per oltre 10 miliardi, preparati per pagare in nero nuove discariche e tangenti ai politici. Sul foglietto sono indicate anche alcune cifre ("500 milioni", "200 milioni"...) con accanto nomi o abbreviazioni ("Form", "Pozzi"...). Chi è"Form"?

• Lombardia Risorse. Formigoni è stato indagato per la gestione della società regionale Lombardia Risorse (un fallimento da 22 mila miliardi).

• Fondazione Bussolera-Branca. Formigoni è stato indagato e poi rinviato a giudizio, su richiesta dei magistrati Alberto Robledo e Fabio De Pasquale, per abuso patrimoniale d’ufficio nella gestione della Fondazione Bussolera-Branca, che gestiva un patrimonio di 170 miliardi, poi dirottati dai suoi amministratori verso impieghi diversi da quelli voluti dal fondatore (la valorizzazione del patrimonio rurale dell’amato Oltrepò pavese). Da questa vicenda giudiziaria è uscito penalmente pulito. Restano i fatti: la fondazione è stata strappata ai suoi gestori (il professor Lancellotti), spolpata e svuotata, con l'assenso della Regione. Formigoni partecipa nell’aprile 1999 a una cruciale riunione con l’assessore regionale all’Agricoltura Francesco Fiori, il funzionario Maurizio Sala, oltre naturalmente al suo braccio destro, Nicola Maria Sanese, potentissimo direttore generale lombardo. Dopo la riunione, la Regione emette quattro delibere: alla fondazione Bussolera-Branca è imposto di rinunciare a tutte le cause che aveva avviato per difendersi dagli attacchi; poi di modificare lo statuto per far entrare nel consiglio d’amministrazione due nuovi consiglieri, Giulio Boscagli, cognato di Formigoni, e Niccolò Querci, all’epoca segretario particolare di Silvio Berlusconi e ora deputato di Forza Italia.

• Oil for food. Formigoni è citato nei rapporto americani come il destinatario di contratti petroliferi per 24,5 milioni di barili di greggio, assegnati a prezzi di favore dal regime iracheno di Saddam Hussein. Per questa vicenda è indagato a Milano il suo stretto collaboratore Marco De Petro.


Franzoso, Pietro/Forza Italia

Imputato di voto di scambio in Puglia.


Frigerio, Gianstefano/Forza Italia

Ex leader della Dc, diventato uno degli strateghi di Forza Italia. Un nome, una garanzia. Già, ma qual è il nome? Nel collegio dove Silvio Berlusconi l’aveva candidato nel 2001, in Puglia, è Carlo Frigerio, com'era scritto sui manifesti. A Milano, dove da decenni fa politica, è Gianstefano. Eppure è sempre lui: come segretario regionale della Dc in Lombardia (e cassiere occulto del partito) ha incassato decine di tangenti, è stato arrestato tre volte tra il 1992 e il 1993, è stato coinvolto in molti processi. È accusato di aver accettato mazzette per le discariche lombarde, per il depuratore di Monza, per gli appalti alle Ferrovie Nord. Alcune tangenti le ha ammesse, pur minimizzando il proprio ruolo.

Ha confessato, per esempio, di aver ricevuto 150 milioni da Paolo Berlusconi, in cambio dei permessi alla Fininvest per gestire la discarica di Cerro Maggiore.
Ha accumulato tre condanne definitive: 1 anno e 4 mesi per finanziamento illecito ai partiti, 1 anno e 7 mesi per finanziamenti illeciti e ricettazione, 3 anni e 9 mesi per corruzione e concussione. Ciò nonostante, dopo aver lasciato la Dc si è inventato una nuova vita come consigliere personale di Silvio Berlusconi e influente membro di Forza Italia, di cui dirige il centro studi. Mentre i giudici dell’esecuzione stavano esaminando le sentenze definitive che pesano su di lui per decidere il cumulo della pena da scontare, Gianstefano scompare e ricompare, in Puglia, Carlo: lì si è conquistato un bel seggio in Parlamento. Il 31 maggio 2001, primo giorno di riunione della nuova Camera dei deputati, Frigerio è stato arrestato.


Doveva scontare in definitiva una pena di 6 anni e 5 mesi. Affidato poi ai servizi sociali, ha avuto il permesso dal giudice di sorveglianza di frequentare il Parlamento per qualche giorno al mese: come pratica di riabilitazione (ma il giudice forse non conosceva il tasso di devianza di quell'ambiente...). Così Frigerio, che fuori dal Parlamento non poteva votare perchè colpito da una pena accessoria che gli inibiva temporaneamente i diritti di voto, dentro la Camera ha votato e deciso le leggi per tutti gli italiani. Ora, beneficato dal rapporto strettissimo con Berlusconi, malgrado tutto e tutti tornerà in Parlamento.


Gallo, Giuseppe/Alleanza nazionale

Condannato in primo grado a 1 anno e 3 mesi per abuso edilizio in Puglia.



Galvagno, Giorgio/Forza Italia

Deputato di Forza Italia. Ex sindaco socialista di Asti, nel 1996 ha patteggiato 6 mesi e 26 giorni di carcere per inquinamento delle falde acquifere, abuso e omissione di atti ufficio, falso ideologico, delitti colposi contro la salute pubblica (per l’inquinamento delle falde acquifere) e omessa denuncia dei responsabili della Tangentopoli astigiana nello scandalo della discarica di Vallemanina e Valleandona (smaltimento fuorilegge di rifiuti tossici e nocivi in cambio di tangenti).

Giudice, Gaspare/Forza Italia

Nel 1998, quando era vicecoordinatore per la Sicilia di Forza Italia, la procura di Palermo chiese il suo arresto per complicità con la mafia. Silvio Berlusconi commentò: "Essendo Giudice vicecoordinatore di Forza Italia in Sicilia e avendo avuto quindi rapporti con l’onorevole Gianfranco Micciché, non si può neppure immaginare alcun alone di dubbio intorno a lui, perché altrimenti non avrebbe potuto avere quell’incarico". Secondo l’accusa, Giudice era al diretto servizio della cosca mafiosa di Caccamo, i cui uomini si vantavano di averlo fatto eleggere e gli telefonavano fin dentro il palazzo di Montecitorio per ricordargli la sua dipendenza e per ordinargli che cosa doveva fare: "Gasparino, guarda che siamo stati noialtri a metterti lì", gli ripetevano.

Gli elementi raccolti dall’accusa erano tali da far escludere alla giunta parlamentare per le autorizzazioni a procedere che ci fosse fumus persecutionis nei confronti del parlamentare. Perfino il "supergarantista" Filippo Mancuso, in giunta, non aveva avuto nulla da eccepire contro la richiesta dei magistrati. Eppure la Camera dei deputati il 16 luglio 1998 bocciò (303 voti a 210, con 13 astenuti) la richiesta d’arresto. Non solo, i deputati sottrassero al giudice elementi di prova: impedirono (287 voti a 239, con 3 astenuti) l’utilizzo processuale dei tabulati Telecom, quelli da cui erano documentati i rapporti e la dipendenza di Giudice dagli uomini delle cosche.



Settimio Gottardo/Udc

Ex sindaco di Padova, ha patteggiato una pena di 17 mesi: era accusato di corruzione per una tangente sulla costruzione del nuovo palazzo di giustizia. La deputata Annamaria Leone ne chiese la sospensione "per gravi violazioni dei doveri morali": Leone non è stata ricandidata alla Camera, Gottardo entrerà in Senato.


Grillo, Luigi/Forza Italia

Senatore della Repubblica. Eletto in Liguria, nel collegio di Chiavari. Ex democristiano, nel 1994 sedeva in Parlamento tra i banchi del centrosinistra, ma saltò (nomen omen) nel centrodestra, permettendo a Silvio Berlusconi di avere la maggioranza per formare il suo primo governo (e avendo in premio una poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio). Nel 2001 è stato rieletto per Forza Italia. Appena messo piede in Senato, il primo giorno d'attività di Palazzo Madama, ha ricevuto un invito a comparire spedito dalla procura di Milano: per una vicenda che risale a quando Grillo era sottosegretario di un governo di centrosinistra e permise l'affidamento di una consulenza miliardaria per uno studio sull'Alta velocità ferroviaria in Liguria. L'ipotesi di reato su cui la procura di Milano indaga è truffa aggravata.

Nel 2003 si distingue in Senato proponendo un emendamento alla legge Gasparri sulle tv che toglie le telepromozioni dal mazzo dell'affollamento orario degli spot pubblicitari, regalando così a Mediaset parecchi miliardi. È stato il più grande sostenitore del governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, anche durante le scorribande fatte nell'estate 2005 dai "furbetti del quartierino". Ripagato con generosi fidi della Banca popolare di Lodi.



Guaglianone, Pasquale/Alternativa sociale

È stato condannato per i suoi rapporti con i Nar, i Nuclei armati rivoluzionari di Giusva Fioravanti. Dopo aver affisso a Milano manifesti che invitavano a votare per Gianfranco Fini, è stato candidato da Alessandra Mussolini.



La Loggia, Enrico/Forza Italia

Indagato al Tribunale dei ministri per finanziamenti dalla Parmalat di Calisto Tanzi (100 mila euro) in cambio di presunte "consulenze".



La Malfa, Giorgio/Forza Italia

Deputato della Repubblica. Ex segretario del Pri ai tempi della "prima repubblica", ha portato il suo partito ad aderire alla Casa delle libertà. È stato condannato con sentenza definitiva a 6 mesi per aver percepito finanziamenti illeciti, provenienti dalla maxitangente Enimont.



Malossini, Mario/Forza Italia

Ex presidente della Provincia autonoma di Trento, è stato condannato per ricettazione, per le tangenti sulla costruzione dell'Autobrennero. Accusato anche di corruzione, si è salvato per prescrizione.


Malvano, Franco/Forza Italia

Ex questore di Napoli, è sotto inchiesta per concorso esterno in associazione camorristica.


Mannino, Calogero/Udc

Condannato in appello a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. Poi la Cassazione ha annullato la sentenza per difetto di motivazione e ha disposto un nuovo appello. Mannino però ha invocato la legge Pecorella, che abolisce l'appello in caso di proscioglimento.


Maroni, Roberto/Lega nord
Deputato della Repubblica. Eletto nel collegio di Varese. Leghista, ex ministro dell'Interno nel primo governo Berlusconi. E' coinvolto in tre inchieste giudiziarie. Per gli scontri con la polizia, inviata a perquisire la sede della Lega a Milano, è stato condannato definitivamente a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale. Come capo delle "camicie verdi", è stato indagato dalla procura di Verona per reati come attentato contro l'integrità dello Stato. Infine, la procura di Roma lo ha indagato per favoreggiamento di una presunta compravendita di voti. Candidato al ministero della Giustizia nel governo Berlusconi, ha dovuto farsi da parte, tra le polemiche. Ma è comunque diventato ministro al Welfare.



Martinat, Ugo/Alleanza nazionale

Viceministro delle Infrastrutture, è indagato a Torino per turbativa d'asta e abuso nelle gare d'appalto per le Olimpiadi di Torino e per la Tav in Valsusa. Secondo un’inchiesta dei magistrati di Torino, infatti, avrebbe ricevuto soldi per il suo partito dal costruttore Vincenzo Procopio, che aveva appena vinto il primo appalto per i lavori in Valsusa. Il 19 marzo 2004 parte a favore di An un bonifico di 23 mila euro. «Procopio mi ha detto di fare un versamento ad An, dicendo che il partito aveva bisogno di fondi», racconta, intercettato, l’uomo che si era occupato materialmente dell’operazione. La conferma arriva poi dalla stessa segreteria di Martinat: il 7 maggio 2004 Alfredo Calvani, dello staff del ministro, chiama Procopio e gli conferma che il bonifico è arrivato.


Matteoli, Altero/Alleanza nazionale

Il ministro dell'Ambiente è indagato a Genova per rivelazione di segreto e favoreggiamento nei confronti dell'ex prefetto di Livorno: lo avrebbe avvertito delle indagini a suo carico sugli abusi edilizi all'isola d'Elba.


Moffa, Silvano/An

Indagato per corruzione e abuso d'ufficio in una vicenda d'insediamenti industriali a Colleferro. Nel suo collegio è stato interdetto.



Motta, Paolo/Fiamma tricolore

Leader del movimento naziskin, indagato e prosciolto per incidenti allo stadio.



Nania, Domenico/Alleanza nazionale

Condannato in primo grado per gli abusi edilizi della sua villa a Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia.



Parretti, Giancarlo/Nuovo Psi

Cameriere di Orvieto diventato finanziere internazionale, gran faccendiere degli affari della Prima Repubblica all'ombra del Psi di Bettino Craxi, è l'uomo che, partito alla conquista di Hollywood, per un momento fu alla guida della Metro Goldwin Mayer. Le sue scorribande furono fermate da quei soliti guastafeste dei magistrati: per quattro volte fu accompagnato in carcere, per truffa, frode fiscale, illeciti finanziari. Tre volte assolto e una prescritto, ora "scende in campo" con il partito di De Michelis. Con questo slogan: "Il vecchio è meglio del nuovo".




Patriciello, Aldo /Udc
Vicepresidente della Regione Molise fino al 2004, fu costretto a dimettersi perchÈ indagato dalla Direzione distrettuale antimafia di Campobasso per frode nell'appalto della variante di Venafro. Intanto il fratello veniva arrestato per associazione mafiosa. Ora Aldo Patriciello punta sul Parlamento.



Pili, Mauro/Forza Italia

Ex presidente della Regione Sardegna, è indagato a Cagliari per peculato.



Previti, Cesare/Forza Italia

Avvocato personale di Silvio Berlusconi, ha ereditato l’incarico professionale dal padre, che aiutò il giovane Silvio a fondare la Fininvest, in un turbine di strane società svizzere e di anonime fiduciarie. È dunque uno dei consulenti che conoscono i segreti delle origini di Berlusconi. Nato a Reggio Calabria, crebbe professionalmente nello studio del padre, a Roma. Pur non avendo mai rinnegato le sue origini politiche neofasciste, nel 1994 Berlusconi gli chiese di "scendere in campo" con Forza Italia e lui accettò un posto al Senato prima e un ministero poi.


È stato condannato, in appello, a 5 anni per corruzione del giudice Squillante e a 7 anni per corruzione del giudice Metta nel caso Imi-Sir. È in attesa della Cassazione. Berlusconi gli ha affidato la direzione dei "Legionari azzurri", che dovranno vigilare perché la sinistra non compia brogli elettorali.




Puschiavo, Piero/Fiamma tricolore
Leader del Fronte skin, processato e assolto per incitamento all’odio razziale.



Romano, Saverio/Udc

Sottosegretario al Lavoro, indagato e poi prosciolto nel caso Guttadauro-Cuffaro per mafia e corruzione, è di nuovo sotto inchiesta per concorso esterno a Cosa nostra, dopo le accuse del pentito Francesco Campanella.

Sgarbi, Vittorio/Codacons Dc
Deputato della Repubblica, Forza Italia. Grande difensore di Craxi nel Parlamento del 1992 (allora vi era entrato come deputato liberale), è un pregiudicato: docente assenteista, ha preso lo stipendio senza andare a insegnare. Per questo è stato condannato in via definitiva a 6 mesi per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, cioè del ministero dei Beni culturali. Questo non ha impedito che Berlusconi lo nominasse nel suo governo sottosegratario ai Beni culturali.


In passato, candidato alle elezioni in Calabria, fu indagato (ma prosciolto) per aver avuto rapporti con uomini della 'ndrangheta. E' un collezionista di querele per diffamazione: suo pezzo forte è dare dell'assassino ai magistrati di Mani pulite, ma sa variare sul tema in modo molto creativo. Per dissidi con il ministro Urbani, è stato cacciato dal governo Berlusconi nel 2002, quando gli è stata tolta la poltrona di sottosegretario ai Beni culturali. Ha poi tentato di avvicinarsi alla sinistra. Ha infine trovato ospitalità nella composita lista Codacons Dc.


Simone, Luigi/Alleanza nazionale

Imputato a Trani per turbativa d'asta.


Sodano, Calogero/Udc

Senatore della Repubblica. Eletto ad Agrigento. Membro del Ccd (ora Udc), è stato sindaco di Agrigento. Ha subito una condanna definitiva a 1 anno e 6 mesi per abuso d’ufficio finalizzato a favorire i costruttori abusivi in cambio di favori elettorali. Con Sodano sono stati condannati a un anno di reclusione anche alcuni suoi ex assessori. Gli imputati, secondo l’accusa, non avrebbero posto in essere né provvedimenti né iniziative per bloccare l’abusivismo edilizio tra il 1991 e il 1998, non solo nella Valle dei Templi, ma in tutta la città. Imputato in un altro processo per irregolarità urbanistiche in contrada Favara e nella realizzazione di un depuratore, ha cercato, invano, di bloccare il dibattimento appellandosi alla legge Cirami.



Spiazzi, Amos/Feder. ital. pensionati uniti

Ufficiale dell'Esercito italiano, ha passato la giovinezza dentro le trame della strategia della tensione. Più volte indagato e arrestato, fu coinvolto negli anni Settanta nelle indagini sulla Rosa dei Venti, oscuro progetto golpista del 1974. Dopo la strage di Bologna (1980) collaborò con i servizi segreti. Uscito dai processi senza condanne, ora tenta l'avventura politica.



Sterpa, Egidio/Forza Italia

Deputato di Forza Italia. Dirigente del vecchio Partito liberale, è stato condannato a 6 mesi in via definitiva per la tangente Enimont.




Storace, Francesco/An

Ex presidente della Regione Lazio e poi ministro della Salute, ha dovuto dimettersi perché coinvolto (ma per ora non indagato) nello scandalo delle intercettazioni e dello spionaggio illecito ai danni di Piero Marrazzo, Alessandra Mussolini e Giovanna Melandri prima delle elezioni regionali del 2005.




Tomeo, Maurizio/Forza Italia

Candidato in Piemonte, è sotto processo per molestie sessuali che sarebbero state commesse ai danni di due impiegate del Comune di cui era sindaco.



Vito, Alfredo/Forza Italia

Deputato della Repubblica, Forza Italia. Eletto in Campania. Noto ai bei tempi della Prima Repubblica come "Mister centomila preferenze" della Democrazia cristiana, ora è parlamentare della Casa delle libertà. Ex impiegato dell’Enel, si buttò in politica, nella Dc, con grande impegno. Si dice che nel suo ufficio elettorale riuscisse a ricevere più di 200 persone al giorno. Il soprannome se lo guadagnò con i risultati elettorali conseguiti nel 1985, 1987 e 1992: fu eletto prima al Consiglio regionale della Campania (con 120 mila voti), poi alla Camera dei deputati (con 160 mila voti) e infine di nuovo al Parlamento (con 104 mila preferenze). Poi arrivò Mani pulite: fu indagato, arrestato e processato per tangenti. Condanna definitiva e 2 anni patteggiati e oltre 4 miliardi di lire restituiti per 22 episodi di corruzione a Napoli. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli chiese al Parlamento l’autorizzazione a procedere contro di lui anche per concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, sospettando suoi rapporti con la Camorra (fu poi prosciolto).

Dopo le accuse, Alfredo Vito indossò il saio del pentimento: "Torno alla mia famiglia; con la politica ho chiuso". Scrisse: "Lascio il mio vecchio partito, la Dc, e invito tutti i parlamentari inquisiti a seguire il mio esempio: fatevi da parte, perché solo così si potrà procedere al rinnovamento dei partiti e della classe politica". Patteggiò la condanna e restituì parte del malloppo. Quei quasi 5 miliardi sono stati impiegati per costruire un parco pubblico alla periferia di Napoli, ribattezzato dalla fantasia popolare "Parco Mazzetta". Ma non ha mantenuto la promessa di stare lontano dalla politica: ha riallacciato i contatti di un tempo, ha riaperto un ufficio a Roma ed è tornato in attività con la Nuova democrazia cristiana (fondata nel 2000 insieme con Flaminio Piccoli). Nel 2001 è stato accolto a braccia aperte nella Casa delle libertà, che lo ha portato in Parlamento.



Vizzini, Carlo/Forza Italia

Senatore della Repubblica. Eletto in Sicilia. Palermitano, ex segretario del Psdi, cinque volte deputato (la prima a soli 28 anni), tre volte ministro, è stato responsabile tra l’altro del dicastero delle Poste e di quello della Marina. Nel 1993 è rimasto coinvolto nello scandalo Enimont con l’accusa di aver ricevuto un finanziamento illecito di 300 milioni. Condannato in primo grado, in appello strappa una prescrizione. Fu assolto dal Tribunale dei ministri anche dall’accusa di aver ricevuto mazzette mentre era al ministero delle Poste. Giovanni Brusca ha incluso il suo nome nella lista di politici che la mafia voleva far fuori dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio. Nel giugno del 1999 Vizzini, amico di Silvio Berlusconi e di Marcello Dell’Utri, è entrato nel Consiglio di presidenza di Forza Italia. Nel 2001 ha vinto il confronto elettorale nel collegio senatoriale di Palermo centro.



Valentino, Giuseppe/Alleanza nazionale

Sottosegretario alla Giustizia del governo Berlusconi, è capolista in Calabria, dove è anche indagato in relazione "a condotte attinenti gli interessi della criminalità organizzata nel settore dei finanziamenti pubblici, degli appalti, delle infiltrazioni nelle istituzioni e nella pubblica amministrazione". Il suo nome è anche presente nelle indagini sulle scalate bancarie dell'estate 2005, indicato come uno dei politici che erano punto di riferimento per il banchiere Gianpiero Fiorani.

02 aprile 2006

ENZO BIAGI PARLA DI BERLUSCONI










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