12 settembre 2010

Altro che Fini e i finiani di sinistra...

Italia.
Penisola, bagnata da tre mari.
Il Paese del sole.

Mi basta questo.
Sole. mare, vento.
In Germania sfruttano l'energia solare più di noi...
Certo in Germania vanno i turisti da tutta Europa a prendere il sole...
I tedeschi sono famosi per l'abbronzatura.
L'enegia eolica...Il ponte sullo stretto.
Invece di un ponte che favorirebbe SOLO la mafia...e che quindi il nano ridens vorrebbe fare...sarà perché Dell'Utri condannato anche in appello per collusione con la mafia è ancora il suo braccio destro? Ed è ancora in parlamento a votare leggi? La custodia cautelare è data a chi è pericoloso per la società, quindi ad un ladro di appartamenti, ma non a uno che è stato condannato per aver rapporti con la mafia...e quindi può proporre e votare leggi in parlamento? Leggi che poi dobbiamo seguire tutti noi?. Io dovrei rispettare delle leggi presentate da uno come Dell'Utri che è già condannatto in secondo grado per concorso esterno in associazione mafiosa??? Uno che è il braccio destro del presidente del consiglio e che
è stato dimostrato che è fa affari con la mafia può decidere cosa io debba fare???
Uno come Lupi che va in televisione...che è un ex ufficiale della Guardia di Finanza condannato per essere stato corrotto da Berlusconi...dovrei seguire le leggi che mi fa???
Il ponte sullo stretto poi durerebbe al masimo 100 anni, l'energia eolica durerebbe per sempre...il vento non finisce come l'uranio delle centrali nuclueari che vogliono fare contro la volontà del popolo (SOVRANO per la costituzione).
Ma le promesse sono promesse...alla mafia poi...per essere eletto...
Il nano ridens poi promise il ponte alla mafia e ora, da uomo di parola lo deve fare...sennò sono cazzi...
E' stato messo il 41 bis come definitivo facendolo pasare alla massa come attacco alla mafia..invece è il contrario, legalmente.
Prima doveva essere rinnovato e quindi non essendoci i tempi per la revoca diveniva effettivo...ora invece potrà essere revocato dopo pochi anni.
STUDIATE PER DIO.
Anche questo è stato un favore alla mafia!!!

Scusate le parolacce ma mi sono fatto prendere dai termini che usano i grandi manager.

13 giugno 2010

E' possibile che fuori non c'è più nessuno...

In tempi tristi come questi,durante i quali fascisti più o meno giovani esultano, vi lascio con un amarcord...Quando un tg di stato viene diretto da uno alle cui favole neanche i figli crederebbero (Minzotin, puro bovino) quando una giornalista scrive apertamente una lettera rinunciando al proprio posto di lavoro dopo più di vent'anni perché stanca di mettere la faccia per dire che i teletubbies vanno da Dio e vinceranno i mondiali.Quando in Italia vengono intercettate 15000 persone l'anno su 56000000 ma...cioè 15 persone ogni cinquantaseimila.15 persone ogni 56000 ma ci fanno credere che siamo tutti intercettati...e lui (essendo presidente del consiglio e non potendo essere intercettato) chiama sempre quelli intercettati...Cambia fornitore di troie silvioooooo....E mo' le chiamano escort perchè fa meno effetto alle massaie...ma sempre troie sono...A proposito...un omaggio così per dire...a una grande donna (mica quella che ha fatto sesso orale per un ministero)...e a una canzone degli ak47 e soprattutto alla loro frase..."e' possibile che fori non ci sia più nessuno???"Statemi bbbene...ciao....

Silvia Baraldini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Vai a: Navigazione, cerca
Silvia Baraldini

Silvia Baraldini (Roma, 12 dicembre 1947) è una attivista italiana.

Ha operato negli anni sessanta, settanta e ottanta negli Stati Uniti. Componente di un partito rivoluzionario (Black Panther Party) che combatteva per i diritti civili dei neri, fu condannata nel 1983 a una pena cumulativa di 43 anni di carcere negli Stati Uniti per concorso in evasione, associazione sovversiva, due tentate rapine e ingiuria al tribunale. Dopo la condanna si sono sviluppati negli Stati Uniti e in Italia gruppi di appoggio che giustificavano le sue attività terroristiche e ritenevano la condanna sproporzionata e persecutoria.

Il forte sostegno alla sua causa da parte dei partiti di sinistra ha portato alla estradizione in Italia nel 1999. Secondo alcuni tale concessione è stata una contropartita ottenuta dal governo D'Alema per l'appoggio alla guerra degli USA in Kosovo. Dopo alcuni anni di arresti domiciliari Silvia Baraldini è stata scarcerata il 26 settembre 2006 per effetto dell'indulto.


Elementi giovanili

Nata in Italia, Silvia si trasferì nel 1961 (a quattordici anni) negli Stati Uniti per seguire il padre, inizialmente dipendente della Olivetti a New York e successivamente funzionario della ambasciata italiana a Washington.

Negli Stati Uniti frequentò una scuola superiore, dove, all'ultimo anno, iniziò a occuparsi di politica, entrando a far parte di un gruppo studentesco a favore dei diritti politici dei neri. Si iscrisse alla fine degli anni '60 all'Università statale del Wisconsin, una delle più impegnate degli Stati Uniti dal punto di vista politico.

Attività politica

Silvia Baraldini iniziò la sua attività politica sull'onda del movimento sessantottino, protestando e manifestando per tutti gli obiettivi che si prefiggeva quella generazione, quindi per i diritti civili dei neri statunitensi, contro la guerra del Vietnam e per i diritti delle donne. In seguito la sua attività si focalizzò contro l'apartheid e il nuovo colonialismo in Africa.

Con il progredire degli anni la sua attività si rivolse a favore dei movimenti politici radicali statunitensi. Prima di tutto mise in luce il programma illegale COINTELPRO dell'FBI che spiava e infastidiva gli oppositori politici interni. In seguito diventò un'assidua sostenitrice del Black Liberation Army (BLA). La Baraldini, infatti, dal 1975 apparteneva all'organizzazione comunista "19 maggio", un'organizzazione legalmente riconosciuta dal governo statunitense, che fiancheggiava appunto il movimento BLA. L'attività della Baraldini nel BLA era molto forte; divenne membro del Committee to Free the Panther 21 e sostenne assiduamente le ragioni di Mumia Abu-Jamal, un giornalista afroamericano condannato a morte in Pennsylvania.

Il 2 novembre 1979 un commando di cui faceva parte aveva realizzato l'evasione di Assata Shakur, alias Joanne Chesimard, "l'anima" del Black Liberation Army (BLA), che stava scontando una condanna all'ergastolo per omicidio di un agente di polizia stradale. Il commando di cui faceva parte la Baraldini si introdusse nella prigione, liberò la Shakur, prese in ostaggio una donna poliziotto e un autista di un furgone e fuggì. Il commando liberò i due ostaggi sequestrati successivamente.

L'arresto

Silvia Baraldini venne per la prima volta arrestata il 9 novembre 1982 per associazione sovversiva, legata al suo attivismo politico comunista e di appoggio ai movimenti afro-americani di liberazione. Scarcerata sotto cauzione, venne arrestata nuovamente cinque mesi dopo, il 25 maggio 1983. L'arresto era indirettamente legato ad una rapina messa a segno dalla formazione comunista cui era organica.

Il colpo, conosciuto come la "Brink's Robbery", avvenne il 20 ottobre 1981 a danno di un furgone blindato della Brink's Bank di Nyack, Long Island. I rapinatori uccisero una guardia giurata autista del furgone blindato e due poliziotti della polizia di Nyack (l'Ufficiale di Polizia Waverly Brown e il Sergente Edward O’Grady). Altre due guardie furono ferite. La rapina rese 900.000 dollari. I partecipanti alle azioni si denominavanoMay 19th Communist Organization”, Weatherpersons, Weather Underground, Black Liberation Army (BLA). Alla rapina parteciparono Mutulu Shakur, fratello di Assata Shakur, Kuwasi Balagoon, David Gilbert, Samuel Brown, Judith Alice Clark, e Kathy Boudin. Una delle partecipanti allo scontro, Kathy Boudin, fu rilasciata sulla parola nel 2003.

Il processo

I capi d'accusa

Silvia Baraldini fu processata con i seguenti capi di accusa:

  1. Il 2 novembre 1979 aveva concorso con altri all'evasione di Assata Shakur, alias Joanne Chesimard, "l'anima" del Black Liberation Army (BLA), che stava scontando una condanna all'ergastolo per omicidio di un agente di polizia stradale;
  2. Fu accusata di essere un'ideologa sia del movimento "19 maggio" e di altri movimenti afro-americani di liberazione tra cui "La famiglia" che forniva appoggio logistico;
  3. Fu accusata di aver preso parte ai preparativi di rapina, mai portata a termine, di un furgone blindato a Danbury nel Connecticut;
  4. Fu accusata di aver preso parte 19 maggio 1981 ai preparativi di rapina, mai portata a termine, di un furgone blindato alla Chemical Bank di Nanuet, a New York;
  5. Ingiuria al tribunale (nel diritto USA Contempt of Court), per aver rifiutato di fornire testimonianza sui nomi di altri militanti del movimento "19 maggio".

La condanna

Il processo si concluse con una sentenza del luglio 1983 che può essere riassunta in questi punti:

  • 20 anni per concorso in evasione, appunto di Assata Shakur, alias Joanne Chesimard;
  • 20 anni per associazione sovversiva, con applicazione della legge Rico, originariamente usata per casi di criminalità mafiosa e organizzata, per la quale venivano pagati dalla persona le accuse contestate al gruppo di appartenenza, (cosiddetta associazione a delinquere), e per i due preparativi di rapina;
  • 3 anni per ingiuria al tribunale (nel diritto USA Contempt of Court), per aver rifiutato di fornire testimonianza sui nomi di altri militanti del movimento "19 maggio".

Al primo arresto del 9 novembre 1982 l'FBI aveva offerto una forte somma di denaro alla Baraldini per denunciare i compagni e l'offerta le fu rinnovata in carcere con una contropartita che corrispondeva alla sua liberazione. Il rifiuto di collaborare non fece altro che inasprire la pena qualificando la Baraldini come detenuta pericolosa. Venne quindi trasferita nel durissimo carcere di Lexington e le condizioni detentive divennero più aspre.

Il principale testimone a carico fu il pentito Tyrone Rison. Il principale coimputato fu Sekou Odinga.

Il carcere

Le tappe

La Baraldini venne prima rinchiusa nel carcere di New York, poi in quello di Pleasanton in California e poi, a Lexington, dove fu sottoposta al carcere duro con isolamento, censure nella posta e limitazioni nelle visite, sorveglianza continua anche nei momenti più intimi.

Il regime carcerario venne ridotto e l'unità di sicurezza di Lexington chiusa dopo la lotta della Baraldini e di altre carcerate sostenuta anche da Amnesty International.

La malattia

La Baraldini ha visto peggiorare le sue condizioni carcerarie anche a causa di un peggioramento del suo stato di salute. Nel 1988, dopo aver avvertito forti dolori addominali, le era stato diagnosticato un tumore maligno. L'amministrazione penitenziaria non si dimostrò molto attenta alle esigenze della carcerata e tendeva ad ostacolare e limitare le cure di cui la Baraldini aveva bisogno.

Dopo alcuni interventi chirurgici nel 1990, la Baraldini venne trasferita nel carcere di massima sicurezza di Marianna in Florida. Si è voluto vedere in questo gesto un tentativo dell'amministrazione statunitense di isolare ancora di più la Baraldini dal movimento d'opinione a favore che si stava formando in quegli anni, infatti il carcere si trova in una località isolata.

L'ultimo trasferimento fu a Danbury, nel Connecticut.

I gruppi a sostegno della Baraldini esagerarono la gravità della malattia arrivando ad affermare che, sul finire degli anni '90, fosse in fase terminale. Ciò al fine di ottenere l'estradizione in Italia per motivi umanitari.

Il movimento di sostegno

In Italia il movimento di sostegno si intensificò soprattutto dopo la malattia della Baraldini. I vari episodi locali confluirono nel "Coordinamento Nazionale Silvia Baraldini" e vi aderirono diverse personalità di spicco come Dario Fo, Franca Rame, Antonio Tabucchi, Umberto Eco mentre Francesco Guccini le dedicò nel 1993 la "Canzone per Silvia" nell'album "Parnassius Guccinii".

Il movimento si batteva per far rimpatriare la Baraldini ritenendo l'accusa statunitense fittizia e comunque esagerata rispetto alle reali colpe. Uno dei punti focali della lotta era la richiesta dell'applicazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali per il trasferimento dei condannati. Il problema era che tale accordo non obbliga i paesi interessati né fissa dei tempi da rispettare.

Nel 1992 l'accordo e l'estradizione sembravano vicini ma la Baraldini ricevette dalla magistratura americana lo status di pericolosità altissima e tutto sfumò.

Ritorno in Italia

Silvia Baraldini nel 2008

I tentativi di rimpatrio ebbero infine successo nel 1999, quando, il 24 agosto Silvia Baraldini è stata rimpatriata per scontare in Italia il resto della sua pena, grazie all'impegno dell'allora ministro della giustizia Oliviero Diliberto che andò ad accoglierla all'aeroporto accompagnando anche la madre di lei con l'auto blu. Ad accoglierla c'era anche Armando Cossutta che le portò rose rosse. Questa accoglienza assunse così un significato politico e scatenò una bufera di polemiche in parlamento.

Il rimpatrio ha avuto diverse polemiche anche per l'accordo diplomatico tra l'Italia e gli USA. Si è parlato degli eccessivi costi legati al viaggio di rimpatrio, richiesti dalle autorità statunitensi per ragioni di sicurezza, e si sono fatte congetture su un possibile scambio tra il rimpatrio e la strage del Cermis. Comunque un caposaldo è che il Ministro della Giustizia americano aveva chiesto garanzie affinché non si procedesse alla liberazione o a uno sconto della pena come la libertà vigilata. Infatti l'Italia ha dovuto associare al rimpatrio una sentenza della Corte d'Appello per recepire quella americana. In pratica la Baraldini non è stata giudicata in Italia per i reati commessi negli Stati Uniti, ma è stata estradata con il vincolo di dover scontare in Italia la pena irrogatale negli Stati Uniti.

Su queste garanzie si è sviluppata la polemica da parte di chi ritiene che questo vincolo costituisca una riduzione della sovranità nazionale italiana. Tuttavia è raro che un Paese abbia giurisdizione per i reati commessi da suoi cittadini in un altro paese in cui siano residenti. È un principio giurisprudenziale assai discusso e importante tenuto conto dell'elevato numero di emigranti italiani all'estero e stranieri in Italia.

Dall'aprile 2001, alla Baraldini vennero concessi gli arresti domiciliari, a causa delle sue condizioni di salute; dopo il suo rimpatrio, ha scelto il silenzio e non ha più rilasciato interviste ai media.

Nel 2003 la Baraldini ottiene, non senza polemiche, una collaborazione con il Comune di Roma per occuparsi di un progetto di ricerca sull'occupazione femminile.

Per effetto dell'indulto, Silvia Baraldini è stata infine scarcerata il 26 settembre 2006.

Nel 1998 ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Cazzago San Martino "quale ulteriore Atto istituzionale al solo fine di raggiungere in tempi brevi una soluzione dignitosa per la sua vita" attraverso l'applicazione dei diritti civili sanciti nella Convenzione di Strasburgo. Negli stessi anni riceveva analogo riconoscimento dal comune di Mola di Bari e di Castagneto Carducci. Nel 2007, dopo la scarcerazione, ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Venaria (TO).

Attualmente vive a Roma.

11 ottobre 2009

Freud aiutaci tu...



In cosa li ha spesi? In giudici?
Che si riferisse ai giudici Squillante, Metta e altri che non sono ancora saltati fuori?
Casa della Legalita

Questo blog è un prodotto amatoriale al quale non può essere applicato l'art. 5 della legge 8 Febbraio 1948 n. 47, poiché l'aggiornamento delle notizie in esso contenute non ha periodicità regolare (art. 1 comma 3, legge 7 Marzo 2001 n. 62). Questo blog non rappresenta una testata giornalistica e i post editi hanno lo scopo di stimolare la discussione e l’approfondimento politico, la critica e la libertà di espressione del pensiero, nei modi e nei termini consentiti dalla legislazione vigente. Questo blog non persegue alcuno scopo di lucro. Tutto il materiale pubblicato su Internet è di dominio pubblico. Tuttavia, se qualcuno riconoscesse proprio materiale con copyright e non volesse vederlo pubblicato su questo blog, non ha che da darne avviso al gestore e sara' immediatamente eliminato.